Facebook preme sui politici, la ricostruzione
Un nuovo scandalo ha coinvolto Facebook. Secondo i documenti che sono venuti in possesso del giornale ” Observer “, l’ azienda Facebook preme sui politici di tutto il mondo affinchè la legge sulla privacy non venisse approvata.
Questi documenti sono molto dettagliati e spiegano come, ai vertici di Facebook, il nuovo regolamento europeo sulla privacy ( GDPR ), possa rappresentare una minaccia cruciale per la vita dell’ azienda stessa. Ovviamente, un’ azienda come Facebook che tratta milioni di contenuti al giorno, non avrà vita facile nel contrastare le violazioni della privacy altrui. Proprio per questo, Facebook preme sui politici contro questa legge europea.
Nei documenti dell’ Observer, vengono citati in particolare 2 politici: l’ ex cancelliere britannico George Osborne e l’ ex primo ministro irlandese Enda Kenny.
Quest’ ultima in particolare è stata coinvolta in prima persona, in quanto dalle carte è emerso che il politico irlandese avrebbe affermato che, essendo presidente di turno dell’ unione europea, avrebbe potuto esercitare delle pressioni significative all’ interno dell’ Europa per favorire Facebook nell’ ambito della legge sulla privacy.
Secondo l’ Observer, Facebook preme sui politici per promettere investimenti nei vari paesi al fronte di un’ agevolazione per quanto riguarda la nuova e restrittiva legge sulla privacy Europea. I vertici di Facebook hanno anche avvertito i vari paesi della comunità europea che, nel caso in cui non fossero state mantenute le promesse, l’ azienda avrebbe ritirato gli investimenti.
La risposta di Facebook è stata molto tempestiva ed è stata affidata ad un portavoce. Questo portavoce ha affermato che, quei documenti, sono stati diffusi l’ anno scorso ed erano documenti riservati per i quali esiste ancora un procedimento giudiziario in corso. Quei documenti sono stati diffusi solo in parte e facevano riferimento ad un discorso molto più ampio. Secondo Facebook solo parte della verità è stata raccontata.
Facebook preme sui politici ma è costretta ad adeguarsi al GDPR
Facebook preme sui politici ma, nonostante questo, il tentativo sembra fallito e quindi anche l’ azienda è stata costretta ad adeguarsi al nuovo regolamento europeo sulla protezione della privacy degli utenti. A partire dallo scorso aprile, Facebook ha modificato le proprie norme sulla protezione della privacy. Una delle modifiche sostanziali è stata quella di obbligare i minori di 15 anni ad avere il consenso dei genitori per compiere alcune operazioni sul social network.
Questi ragazzi, hanno delle funzionalità limitate all’ interno del social network fino a quando non riceveranno l’ approvazione di un genitore. A quel punto potranno usufruire del loro account come qualsiasi altro utente. In una nota, Facebook ha certificato che queste nuove regole verranno estese a tutti gli account del mondo ma, come andremo presto a vedere, con uno stratagemma è riuscito a mettersi al riparo da eventuali sanzioni.
Facebook preme sui politici, lo stratagemma per evitare sanzioni
Come ho appena detto, Facebook ha esteso la protezione dei dati degli under 15 a tutti i paesi del mondo ma, ovviamente, non è semplice controllare così tanti utenti. Una svista potrebbe sempre capitare e allora cosa ha fatto Facebook per proteggersi da eventuali sanzioni? Ha semplicemente spostato 1,5 miliardi di account provenienti dalle nazioni al di fuori di Unione Europea, Stati Uniti e Canada, dalla controllata che si trova in Irlanda alla sede principale californiana. Perchè tutto questo? Perchè in Europa vige il nuovo regolamento europeo e i dati erano gestiti dall’ europa, non importa se gli account sono di persone che vivono in Africa o in Australia. Anche per quegli utenti Facebook avrebbe rischiato delle sanzioni nel caso in cui si fosse violato il nuovo regolamento europeo per la protezione dei dati personali.
Le attuali sanzioni per la violazione del GDPR arrivano fino al 4% del proprio fatturato globale. Facebook non poteva rischiare così tanto, quindi ha pensato bene di spostare tutti gli utenti al di fuori di UE, USA e Canada in un paese dove non vige il GDPR, cioè negli Stati Uniti.
Facebook preme sui politici, si giustifica così
La giustificazione da parte dell’ azienda americana è arrivata prontamente. Secondo Facebook, lo spostamento di 1,5 miliardi di utenti dalla sede irlandese a quella americana, è stato necessario per difendere gli interessi degli utenti. Nel caso in cui si fosse perpetrata una violazione nei confronti ad esempio di un utente australiano, quest’ ultimo, in questo modo, può rivolgersi direttamente al proprio garante della privacy, senza dover passare e far richiesta alla comunità europea.
Il ragionamento non è del tutto sbagliato, anche perchè, come più volte affermato da vari portavoci di Facebook, le regole sulla protezione dei dati personali sono identiche per tutti gli utenti del mondo e questo spostamento non ha modificato in nessun modo questo fatto. Il vero problema è che, visti i precedenti, la credibilità e la fiducia in Facebook è ai minimi storici. Come? Quale precedente? Ovviamente quello di Cambridge Analytica. Non ne hai mai sentito parlare? Allora te lo spiego nelle righe seguenti.
Facebook ed il caso Cambridge Analytica
Cambridge Analytica è un’ azienda specializzata nel raccogliere i dati degli utenti dei social network. Quanti like metti e a quali post, tutti i tuoi commenti e qualsiasi attività che viene compiuta all’ interno di un social network. Una volta raccolti questi dati, questa azienda, grazie a degli algoritmi molto elaborati e precisi, riesce a creare un profilo psicologico dell’ utente. Cambridge Analytica è un’ azienda che è stata molto vicina a Donald Trump durante la sua campagna elettorale e si crede che abbia potuto sfruttare i dati raccolti da Facebook per convincere gli elettori a votare per Trump, decretandone la vittoria alle elezioni presidenziali.
Il caso Cambridge Analytica ha gettato delle grandi ombre sulla sicurezza dei dati personali degli utenti iscritti a Facebook e questo ha creato ripercussioni per quanto riguarda la fiducia nei confronti dell’ azienda.
La privacy su Facebook prima del GDPR
Prima dell’ entrata in vigore del nuovo regolamento europeo per la protezione dei dati personali, su Facebook la privacy degli utenti non veniva al primo posto. Anzi, Facebook, nel corso degli anni, ha implementato sempre maggiori opzioni per raccogliere i dati personali degli utenti. Nel 2015, Facebook ha implementato un sistema per raccogliere i dati di navigazione degli utenti e proporre gli annunci pubblicitari che maggiormente gli interessano. Ovviamente, tutte queste impostazioni sono modificabili all’ interno della pagina impostazioni nel proprio account.
Facebook e l’ impossibilità di rimuovere contenuti
La rimozione di contenuti personali lesivi non è molto semplice all’ interno dei social network in generale, soprattutto all’ interno di Facebook, ma il problema potrebbe essere anche più esteso, basti pensare ai motori di ricerca. Ha mai provato a richiedere la cancellazione di una fake news da Google? Nel caso in cui ti sei trovato a dover richiedere l’ eliminazione di una qualsiasi notizia dall’ indice di Google, avrai sicuramente perso giorni e giorni, forse mesi e magari non avrai neanche ottenuto giustizia. L’ alternativa sarebbe quella di denunciare il motore di ricerca, ma questo comporterebbe un grande dispendio economico. E allora non c’ è soluzione? Certo che c’ è soluzione. Ora ti spiegherò come fare.
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ReputationUP è un’ azienda presente in varie parti del mondo che può assisterti h24. In che modo? Questa azienda riesce a scansionare il web ed i social network ogni 5-10 secondi e a rilevare eventuali notizie false o commenti lesivi della dignità dei propri clienti. Una volta appurata la violazione, ReputationUP riesce a bloccare la minaccia ed a rimuoverla prontamente dal web.
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Emilio Brocanelli
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