A poco meno di due mesi dall’annuncio, la grande trasformazione di Mountain View è realtà. Dopo la chiusura dei mercati statunitensi di venerdì 2 ottobre, la nuova Alphabet ha sostituito Google come società quotata in Borsa. Tutte le azioni di Google saranno convertite in azioni Alphabet e inizieranno a essere scambiate al Nasdaq con i simboli tradizionali (GOOG e GOOGL) da lunedì 5 ottobre.
La nuova composizione societaria
Al timone delle nuova conglomerata il fondatore ed ex Ceo di Google Larry Page. Ruth Porat, già vice presidente esecutivo e chief financial officer di Morgan Stanley, veste i panni di Cfo. Ogni attività sottostante al grande cappello ha un amministratore delegato, a partire da Sundar Pichai, Ceo di Google cui fanno capo Search, Advertising, Maps, Youtube (che continuerà a essere guidata da Susan Wojcicki) e Android. BigG rimarrà il cuore del business di Alphabet. Gli altri marchi della holding candidati a diventarne società direttamente controllate sono Calico, ricerca e sviluppo sulla longevità; Google X, laboratorio di cui fa parte anche il progetto dell’auto autonoma; Nest, tecnologie per la domotica; Google Ventures e Google Capital, rami di investimento; Fiber, progetto legato alla diffusione della banda larga. I primi risultati finanziari di Alphabet, compresi quelli di Google, saranno disponibili nel gennaio del 2016.
«Fare la cosa giusta»
Mentre il Nasdaq saluta la novità con una crescita delle azioni superiori al 2%, fa capolino una primo e non trascurabile cambiamento: come ha notato il Wall Street Journal, Alphabet non agirà all’insegna del Don’t be evil che ha caratterizzato il decennio dell’era Google a partire dalla quotazione in borsa del 2004. Nel nuovo codice di condotta della holding si parla di «fare la cosa giusta (do the right thing), seguire la legge, agire con onore e trattare gli altri con rispetto». Un testo molto più asciutto di quello che continuerà a caratterizzare l’attività di BigG, e dunque quella della maggior parte dei dipendenti di Alphabet, in cui ci si concentra sulla necessità di evitare i conflitti di interesse e rispettare le norme sulla concorrenza. Non ci sono tutti i riferimenti, presenti nel codice dei Google, al consumo di alcool o alla presenza dei cani in ufficio. «Google non è una società convenzionale e non lo diventerà», scrivevano i due fondatori Larry Page e Sergey Brin nel 2004. Alphabet, invece, lo è. E non basta più (anche quando si risponde alle accuse) appellarsi alla buona fede del Don’t be evil: bisogna fare sempre la cosa giusta.